Panciotto e gilè: cosa sono e come portarli

Negli anni ’20 dello scorso secolo, una nota rivista d’eleganza maschile asseriva che il gilè fosse un elemento imprescindibile nel guardaroba di ogni uomo elegante. Più che altro, aggiungo io, il gilè era una componente intrinseca, quasi inscindibile, della tenuta maschile. Con il tempo, soprattutto dopo l’ultimo conflitto mondiale, l’uso del panciotto è diventato dapprima facoltativo per farsi via via sempre più raro.

Si chiama gilè o panciotto?

Se i vocabolari non ci sono di grande aiuto nel distinguere un panciotto da un gilè, la prassi moderna reputa i due termini solo parzialmente sinonimi.

Ad oggi il termine gilè (che deriva dal francese gilet) viene utilizzato in senso lato per indicare un indumento senza maniche, che può essere portato con o senza giacca, e che può presentare un allacciatura o meno sul davanti. Il panciotto, al contrario, è un termine d’uso più specifico con il quale, di norma, s’intende il gilè di un abito e che, quindi, si indossa sempre sotto la giacca.

Il gilè sensu lato può essere anche di maglia e può avere una connotazione sportiva o comunque informale. Il panciotto sensu stricto è in stoffa, di norma (ma non sempre) dello stesso tessuto dell’abito, comunque abbottonato sul davanti ed avente connotazione più formale.

 

Le varie tipologie

Vediamo, in ordine di formalità crescente, le diverse tipologie di gilè.

  • Il gilè sportivo. Di natura prettamente sportiva, finanche agonistica, diffuso in discipline quali ad es. il tennis e il golf. E’ integralmente in maglia (di lana, di cotone o mista) e non presente allacciature sul davanti. Può presentare fregi, decorazioni e sigle di club sportivi.

  • Il gilè informale. Per quanto sempre in maglia, più o meno spessa, ha una connotazione meno sportiva. Può essere portato sia sotto una giacca (soprattutto nel contesto di uno spezzato) quanto come capo indipendente.

  • Il panciotto s.s.. Sebbene qualcuno lo indossi come capo indipendente, secondo i canoni dell’eleganza classica è da intendersi sempre complementare alla giacca. Di norma è costituito dello stesso tessuto dell’abito, ma può essere anche in contrasto, assumendo in questo caso una connotazione più informale (con le eccezione dovute agli abiti di società, di cui parleremo più avanti).

 

Come deve essere e come si indossa

Il panciotto è nato, oltre che per esigenze pratiche (quella cioè di proteggere dal freddo una parte del corso che era poco coperta dalla giacca), anche per esigenze estetiche (in primis quella di coprire le bretelle)

Il panciotto classico è costituito anteriormente in tessuto, presenta un’allacciatura monopetto (di norma con 6 bottoni) e almeno due (ma più comunemente quattro) taschini. Il retro è spesso costituito da un semplice fodera e presenta un fibbia atta a garantirne le corretta aderenza.

Negli abiti a tre pezzi è parte integrante del completo ed è nello stesso tessuto di giacca e pantaloni. La scollatura deve essere necessariamente più breve di quella della giacca, sicché il panciotto s’intraveda anche quando questa è chiusa.

Il panciotto si porta sempre allacciato (mai slacciato!) con l’unica eccezione per l’ultimo bottone. I panciotti con meno di 6 bottoni possono essere allacciati integralmente.

Raramente può essere anche a doppiopetto e con rever a lancia e comunque, in quest’ultimo caso, è da riservarsi al tight. Lo smoking per il panciotto sarà invece sempre nero, presenterà una scollatura più svasata e potrà gradire rever sciallati.

In ogni caso il panciotto, formale o meno, deve sempre coprire le bretelle o l’eventuale cintura (che, se intravista, denoterebbe scarsa attenzione allo stile).

Un eventuale orologio da taschino sarebbe il perfetto corollario ad una inappuntabile tenuta.

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Eleganza classica